Il Superbonus 110, o meglio il Superbonus 90, è sotto i riflettori per le sue alterne vicende e per l’incerto futuro, dato il decreto emanato dal Governo nei giorni scorsi per rimodularne in modo profondo l’applicazione, a partire dallo stop alla cessione dei crediti fiscali. Quale futuro avrà la misura? Se da un lato il provvedimento risulta comprensibile alla luce del costo complessivamente sostenuto dallo Stato pari a 71,8 miliardi euro, occorre valutare l’impatto della sua soppressione. Lo fa Nomisma con il suo periodico 110 Monitor.
Quale futuro per il Superbonus
Preservare l’equilibrio del bilancio dello Stato è certamente una priorità assoluta ma, alla luce di evidenze prodotte anche da diversi studi di approfondimento, certamente vale la pena trovare una modalità abilitante che consenta di salvare la parte buona di un meccanismo sano seppur non sempre usato in modo corretto.
Questo risulta oltremodo importante in un contesto che in Italia vede il 68% degli immobili residenziali con classificazione di efficienza energetica pari a D o persino inferiore, quindi molto bassa, dato che si scontra con una domanda abitativa – rilevata nell’indagine Nomisma sulle famiglie – che vede al vertice delle preferenze degli italiani un’abitazione ad elevata efficienza energetica (nel 40% dei casi).
La disponibilità dimostrata in queste ore dal Governo dimostra consapevolezza di fronte agli obblighi attesi dalla direttiva UE sulle case green (entro il 2033 classe minima D) e agli impegni sulla neutralità carbonica (emissioni zero al 2050). Tuttavia, per sostenere la domanda di famiglie eterogenee sotto il profilo reddituale e fiscale, il meccanismo della cessione dei crediti con lo sconto in fattura – che ha rappresentato un importante sblocco del mercato anche in presenza di bonus – sarà insostituibile specialmente per interventi sui condomini, che rappresentano una quota significativa degli immobili meritevoli di ristrutturazione e opere di efficientamento energetico.
“Il superbonus ha avuto l’indubbio merito di contribuire al rilancio della nostra economia in una situazione drammatica come quella pandemica – commenta Luca Dondi, Amministratore Delegato di Nomisma -. La misura emergenziale andava, tuttavia, corretta per attenuarne l’eccessiva onerosità, oltre agli evidenti tratti di iniquità e alle conseguenze distorsive che ha generato sul costo dei fattori di produzione. La mancata adozione di modifiche sostanziali ha portato alle drastiche conseguenze degli ultimi giorni, con l’adozione di misure di salvaguardia che, se non emendate, rischiano di decretare l’epilogo di iniziative imprescindibili per il rinnovamento del patrimonio immobiliare italiano. La strategia dei bonus, e con essa la possibilità di cessione dei crediti, non va archiviata ma solo ripensata e per farlo occorrono competenze ed equilibrio. Occorre fare tesoro di un’esperienza straordinaria per definire una politica di rinnovamento che non abbia il fiato corto dell’emergenza”.
Superbonus e riduzione CO2
In uno scenario – in cui si stima che in Italia il settore delle costruzioni consumi oltre il 30% dell’energia primaria (generata per il 93% da fonti non rinnovabili) e sia responsabile di circa un terzo delle emissioni di gas serra – risulta particolarmente rilevante anche una valutazione dell’impatto positivo a livello ambientale: dai risultati dello studio emerge una riduzione totale delle emissioni di Co2 in atmosfera, responsabile mediamente del 40% del totale con punte fino al 70% nelle grandi città, stimata in 1,42 milioni di tonnellate. Al riguardo, l’investimento per la transizione ecologica attraverso il Superbonus è di 59 euro per tonnellata Co2, contro 52 euro per Trasporti e 95 per Industria.
Superbonus e risparmio per le famiglie
Questo per altro si riflette anche sul bilancio delle famiglie, con risparmi pari a circa 29 miliardi di euro (dati stimati da Nomisma sui cantieri già conclusi). Nello specifico, per chi ha beneficiato della misura il risparmio medio in bolletta, considerando anche il periodo straordinario di aumento dei costi dell’energia, è infatti risultato pari a 964 euro all’anno. Lo studio evidenzia anche una riduzione del 15,5% per un solo salto di classe energetica, 30,9% per un salto di 2 classi energetiche e del 46,4% per un salto di 3 classi.
Da non trascurare, infine, l’impatto sociale che, sempre secondo lo studio di Nomisma, ha visto un incremento di 641.000 occupati nel settore delle costruzioni e di 351.000 occupati nei settori collegati.
*Notizia ripresa da Idealista e immagine da Pixabay