Lunedì 15 gennaio la commissione Irte (Industria, ricerca, telecomunicazioni ed energia) del Parlamento europeo ha votato a maggioranza a favore della bozza di accordo Energy performance of buildings directive (Epbd) raggiunto lo scorso 7 dicembre. Un testo che contiene requisiti di adeguamento energetico, meno stringenti e più flessibili.
Il testo riguardante la direttiva europea sulle case green passerà a fine febbraio all’esame della Plenaria del Parlamento europeo per il voto decisivo.
Come sottolineato dal Sole 24 Ore, il testo della Energy performance of buildings directive (Epbd) che è stato approvato dalla commissione Irte ruota attorno all’articolo 9; articolo che stabilisce il nuovo percorso di rinnovamento degli edifici residenziali in tutti i Paesi membri all’insegna di una maggiore flessibilità. Ora si parla dunque di consumo medio di energia e non più di classe energetica dei singoli edifici.
Sempre secondo quanto precisato dal Sole 24 Ore, entro marzo del 2025 “la Commissione dovrà presentare un’analisi sull’utilizzo a vario titolo di fondi europei per il miglioramento delle performance energetiche degli edifici, andando a valutare anche l’integrazione di queste spese con quelle nazionali”.
I Paesi membri dovranno, infatti, fornire “un supporto appropriato ai piani di rinnovamento” e “dare stimolo a strumenti come i mutui verdi”.
Case green, gli step dal 2030 al 2050
I Paesi membri dovranno definire dei piani per la riduzione dei consumi del loro patrimonio edilizio residenziale e con questi piani dovranno stabilire le modalità per raggiungere questi obiettivi.
Secondo quanto riporta la nuova direttiva europea inerente alle Case green, gli Stati dell’Unione europea dovranno garantire che gli edifici residenziali più inquinanti riducano il consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, gli edifici non residenziali del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033.
Entro il 2030, inoltre, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero. Per gli edifici pubblici l’obbligo scatterà a partire dal 2028. L’obiettivo di tale direttiva è arrivare ad avere nel 2050 un patrimonio edilizio a zero emissioni.
Case green, le deroghe
Ad essere esclusi dagli obblighi di efficientamento previsti dalla direttiva sono gli immobili vincolati, gli edifici religiosi, gli edifici temporanei, i siti industriali, gli immobili destinati all’agricoltura, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli edifici autonomi con superficie inferiore ai 50 metri quadri, gli edifici delle forze armate e con scopi di difesa.